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lunedì 17 settembre 2018

Ma poi chi è un influencer? Uno che muove migliaia di Like e condivisioni o una persona  competente, informata e credibile? Oggi uno dei guru politici più seguiti sul web è costui di cui si parla nell'articolo del Corriere. 'O tempora, o mores' direbbe Cicerone, io dico facciamo attenzione quando al successo non corrisponde valore!

https://www.corriere.it/cronache/18_settembre_16/leader-politico-piu-ascoltato-web-muratore-taurianova-pro-salvini-gente-vuole-quello-1bc6eac6-b9e6-11e8-a205-6445d272b52d.shtml?refresh_ce-cp

venerdì 30 settembre 2016

“LEONARDO DA VINCI: IL FASCINO DEL GENIO TRA STORIA E MITO”

DOMENICA 16 OTTOBRE AL MUSEO NAZIONALE DELL’ALTO MEDIOEVO DI ROMA SI CELEBRA IL GENIO UNIVERSALE DI LEONARDO DA VINCI con una conferenza a lui dedicata dal titolo “IL FASCINO DEL GENIO TRA STORIA E MITO”.
L’appuntamento è alle ore 17.00 in via Lincoln 23 (EUR), presso la sala Opus Sectile del Museo. L’evento, promosso dalla Coop Phoenix, permetterà altresì di accedere gratuitamente agli spazi museali.




mercoledì 14 settembre 2016

TRAVEL MEMORIES - MERAVIGLIE DELLA VALLE DELLA LOIRA



DENTRO LO SPAZIO DI UN SOGNO - LA LOIRA TRA CHARTRES E AMBOISE



Chartres 13 Agosto. Fa un caldo infernale mentre passeggio in questa stradina semideserta. Sono le tre del pomeriggio e in questa viuzza un poco più in ombra c’è  solo un altro sparuto gruppo di turisti. Sopportiamo con stoicismo questo sforzo silenzioso, animati dal desiderio di ammirare gli splendidi dettagli della maestosa cattedrale gotica i cui contorni si stagliano in lontananza già dalle campagne fuori della città.
La visione che mi si para dinnanzi arrivando alla piazza è di fortissimo impatto. Mi tornano alla mente o salgono su dal cuore, le parole di una canzone di Riccardo Cocciante “Il tempo delle Cattedrali” tratta del celebre musical Notre Dame de Paris. 

"E questo è il tempo delle cattedrali, la pietra si fa
Statua, musica e poesia
E tutto sale su verso le stelle, su mura e vetrate
La scrittura è architettura"
Mi sento piccola, troppo piccola per contenere questa enorme visione e lo stupore che l'accompagna. Non è certo la prima cattedrale che vedo in vita mia, ne ho visitate tante in Francia, Germania e Spagna e sempre con ammirazione e stupore, ma stavolta non so spiegarlo, mi sento quasi stordita in preda a vertigini. Forse provo esattamente quello che si aspettavano coloro che l'hanno progettata ed edificata.  Umana, imperfetta, "infinitesima" e tuttavia in questo slancio verticale, in questo sforzo di levitazione a sfidare le leggi di gravità, avverto tutto l'orgoglio e la fierezza di chi ha osato lanciarsi in una gara con l'idea della perfezione.
E la perfezione c'è, intrisa di sudore, di mani alacri, di perizia. Si vede, si percepisce, se ne sente lo sforzo e l’ambizione che trasuda dalle pareti, dalle sculture, dagli stucchi, nella cura dei dettagli e nella maestria degli scultori, scalpellini, artigiani, artisti, dei tanti senza nome che ora mi parlano attraverso archi, fregi, pietre e vetrate. Ognuno di loro riecheggia in me a ricordarmi che noi umani, nella nostra finitezza ed imperfezione, siamo in grado di concepire e realizzare opere meravigliose.
L'emozione è grande e il silenzio è l'unico amnios per accogliere questi pensieri in tumulto. Scatto delle foto, consapevole che non potranno mai rendere giustizia di ciò che neanche l'occhio riesce a cogliere pienamente. Dettagli, particolari, simboli, un mondo di luci e di ombre, di significati dentro altri significati, in un continuo gioco di rimandi che cattura lo sguardo e i sensi. Mi perdo, mi ritrovo poi vago di nuovo. Vago con gli occhi e mi concentro ora sul labirinto presente nella navata centrale. Sembra avere un potere iniziatico ed evocativo, una metafora apparentemente semplice della complessità della vita. È bello smarrirsi in questo labirinto di pensieri, perdere la cognizione del tempo, vivere un hic et nunc indefinito, camminare assorta nei miei stessi passi, nell’estasi di uno sguardo che ricerca vorace nuove prospettive si cui posarsi.
Ma c'è un'altra tappa che mi attende in questa giornata di viaggio tra i castelli della Loira ed è lo spettacolo Son et Lumière tra le vie di Amboise.
Mentre mi dirigo con l’auto verso la nuova meta ripenso alla cattedrale di Chartres e alla strana sensazione che ha accompagnato la mia visita. Il fascino quasi esoterico che esercita questo spettacolare edificio pare si debba alle particolari tecniche costruttive conosciute dai templari di cui rimangono evidenti i segni nel ripetersi di elementi geometrici e matematici che rimandano a loro volta a culture lontane e a riti iniziatici.
Mi lascio assorbire dai pensieri mentre attraverso paesaggi armoniosi attraversati da corsi d’acqua e dolci vigneti e mi sembra di essere dentro ad un gigantesco affresco dipinto con le immagini e i colori rubati ai miei sogni.
Ma in fondo mi dico, sono nella valle della Loira, la zona più vasta della Francia iscritta tra i Patrimoni mondiali dell'Unesco come «paesaggio culturale ».
Il paesaggio qui è tutto. Non semplice cornice ma quadro d’autore fatto di pietre, acqua, giardini e  monumenti, borghi e città, natura selvaggia plasmata dalla volontà, dall' ambizione e dai grandi ideali dell’uomo.
In questa regione densa di storia, arte e cultura, gli spettacoli di suoni e di luci rappresentano non solo una grande attrazione turistica ma una forma sofisticata e altamente tecnologica di esaltazione della bellezza.
E’ già buio quando finalmente mi immergo in questo viaggio nel tempo tra le vie di Amboise. Cammino seguendo i profili dei castelli, dei palazzi, delle fontane e dei giardini che si accendono e si animano con luci, suoni ed effetti speciali trasportandomi in una dimensione parallela, sospesa tra sogno e poesia. Ogni edificio si racconta ed ogni racconto dischiude una porta a nuove immagini e suggestioni. Mi sento dentro un libro animato le cui pagine non sono fatte di carta ma di architettura in movimento. E così  scorrono in sequenza scene di corte, banchetti festosi, danze raffinate, gesta eroiche e soavi parole di grandi poeti. E poi ancora Jeanne D'Arc, Leonardo Da Vinci, Carlo VIII. Sono in un gigantesco caleidoscopio che ammalia e stordisce.
E non so più se è già sogno o ancora realtà, se è ora di addormentarmi o di destarmi dal sonno. Ma questo poco importa. Oggi è stato un bel giorno e un bel sogno. Le dicotomie si perdono così come i confini tra materia e spirito dando vita ad una osmosi perfetta. Oggi, dopo queste ripetute sollecitazioni mentali e sensoriali, sento di aver compreso appieno ciò che Shakespeare ha saputo sintetizzare mirabilmente in una frase “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”.



martedì 13 settembre 2016

TRAVEL MEMORIES - DELHI







DELHI ON MY MIND


Delhi mi accoglie all'alba di un giorno di dicembre. Sono qui per lavoro, ma il lavoro non è una gabbia. Ovunque porti con me gli occhi, il gusto della scoperta e la capacità di stupore, faccio tesoro di questi miei doni. Il resto è sentire, osservare, fotografare. Parafrasando una massima zen, lascio che siano gli altri decidere cosa io stia facendo: se lavorare o giocare, sognare o vivere. In fondo mi sento sempre un po' in viaggio, perché la vita lo è.

Viaggiare è una continua scoperta, di sé e dell’altrove in sè. E non c'è più altrove dell'India. Già il primo impatto evoca atmosfere mistiche, odori di incenso, suoni di sitar, tintinnii di bracciali, antiche leggende. Affiorano dalla memoria i versi di Tagore "Questa mattina ascolta come il cielo, l'aria, la luce per te cantano a gran voce. Apri tutte le porte, o animo, e spegni le luci della notte".

Il suo canto ispirato guida il mio sguardo e mi invita a cogliere la grandezza nelle piccole cose. Intanto il taxi mi porta nel lussuoso hotel fuori del quale la vita inizia a pulsare. Una vacca smunta attraversa la strada, un bambino gioca con una ruota di gomma mentre un uomo accende la motoretta accanto ad una baracca di lamiera. Dentro l'hotel uomini d'affari, solerti concierge, tavole imbandite. Sono in uno dei tanti atolli in questo oceano umano che è l'India, dove il lusso dorme accanto allo squallore come qualcosa di diverso eppure uguale. Sono in una enclave, lontana dai rumori, dallo smog, dalla frenesia e dal torpore della città. Abbandono presto quest'atollo distante e mi lascio andare al flusso. Prendo un tuk tuk. Dopo poco l'atollo è già un ricordo e sono immersa in un traffico delirante e surreale. Siedo spettatrice dinnanzi allo spettacolo dei clacson, dei bambini in divisa che vanno a scuola, dei motorini su cui viaggiano intere famiglie, dei bus stracolmi. Anche il caos ha il suo fascino se lo si osserva con distacco. E io non ho fretta: prima tappa il Red Fort. Il colore rosso delle mura mi riporta alla mente la terra di Marrakech stagliata su cieli blu cobalto. Fotografo la gente, i sorrisi, le donne con i sari. Tutto convive in una sinestesia di colori, sapori, rumori, angoli decadenti e sublime bellezza di architetture fiabesche.

Giungo a Old Delhi che visito su un piccolo carretto trainato da un uomo. E lì il mio sguardo si perde nel labirinto di vicoli tra bazar, edifici fatiscenti, grovigli di cavi della luce, tra artigiani, mercanti, avventori di bar. È un caos vitale, un altrove ad un passo eppure distante nel suo anacronismo. È un tempo altro che non si fa datare. Mi concedo una pausa prima di visitare la moschea di Fatehpuri Masjid. Dopo un tè caldo riprendo il cammino. E mi immergo nella zona più istituzionale della città con le ambasciate, il parlamento, il palazzo presidenziale, l'Indian Gate. Le parole di Gandhi mi accarezzano i pensieri come un refolo "Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo".

S’è fatta sera. L'ombra mi avvolge. Cerco un ristorante dignitoso e pulito per ritemprarmi. Da domani sarò in fiera, ma ogni sera tornerò ad appartenere a questa città a perdermi nel suo caos e nelle sue contraddizioni. E nel weekend infine mi attende il viaggio in direzione del Rajasthan: Agra, il Taj Mahal, Fatehpur Sikri e Jaipur le mie mete. Torno nel mio albergo-atollo. Mi sento pregna come un frutto maturo, ricca del mio sentire. Benedico gli occhi per ciò che mi fanno vedere e l'immaginazione che mi fa andare oltre ciò che vedo. Mi addormento. Sogno edifici rosa, un mausoleo bianco, un palazzo nell’acqua come il miraggio di un naufrago. E poi ascolto col pensiero il canto lieve delle parole di Tagore "La vita non è che la continua meraviglia di esistere".