DENTRO LO SPAZIO DI UN SOGNO - LA LOIRA TRA CHARTRES E AMBOISE
Chartres
13 Agosto. Fa un caldo infernale mentre passeggio in questa stradina
semideserta. Sono le tre del pomeriggio e in questa viuzza un poco più in ombra
c’è solo un altro sparuto gruppo di turisti. Sopportiamo con stoicismo
questo sforzo silenzioso, animati dal desiderio di ammirare gli splendidi
dettagli della maestosa cattedrale gotica i cui contorni si stagliano in
lontananza già dalle campagne fuori della città.
La
visione che mi si para dinnanzi arrivando alla piazza è di fortissimo impatto.
Mi tornano alla mente o salgono su dal cuore, le parole di una canzone di
Riccardo Cocciante “Il tempo delle Cattedrali” tratta del celebre musical Notre
Dame de Paris.
"E
questo è il tempo delle cattedrali, la pietra si fa
Statua,
musica e poesia
E
tutto sale su verso le stelle, su mura e vetrate
La
scrittura è architettura"
Mi
sento piccola, troppo piccola per contenere questa enorme visione e lo stupore
che l'accompagna. Non è certo la prima cattedrale che vedo in vita mia, ne ho
visitate tante in Francia, Germania e Spagna e sempre con ammirazione e stupore,
ma stavolta non so spiegarlo, mi sento quasi stordita in preda a vertigini.
Forse provo esattamente quello che si aspettavano coloro che l'hanno progettata
ed edificata. Umana, imperfetta, "infinitesima" e tuttavia in questo
slancio verticale, in questo sforzo di levitazione a sfidare le leggi di gravità,
avverto tutto l'orgoglio e la fierezza di chi ha osato lanciarsi in una gara con
l'idea della perfezione.
E la perfezione c'è, intrisa di sudore, di mani alacri, di
perizia. Si vede, si percepisce, se ne sente lo sforzo e l’ambizione che trasuda
dalle pareti, dalle sculture, dagli stucchi, nella cura dei dettagli e nella
maestria degli scultori, scalpellini, artigiani, artisti, dei tanti senza nome che ora
mi parlano attraverso archi, fregi, pietre e vetrate. Ognuno di loro riecheggia
in me a ricordarmi che noi umani, nella nostra finitezza ed imperfezione, siamo
in grado di concepire e realizzare opere meravigliose.
L'emozione è grande e il silenzio è l'unico amnios per
accogliere questi pensieri in tumulto. Scatto delle foto, consapevole che non
potranno mai rendere giustizia di ciò che neanche l'occhio riesce a cogliere pienamente.
Dettagli, particolari, simboli, un mondo di luci e di ombre, di significati
dentro altri significati, in un continuo gioco di rimandi che cattura lo
sguardo e i sensi. Mi perdo, mi ritrovo poi vago di nuovo. Vago con gli occhi e
mi concentro ora sul labirinto presente nella navata centrale. Sembra avere un
potere iniziatico ed evocativo, una metafora apparentemente semplice della
complessità della vita. È bello smarrirsi in questo labirinto di pensieri,
perdere la cognizione del tempo, vivere un hic
et nunc indefinito, camminare assorta nei miei stessi passi, nell’estasi di
uno sguardo che ricerca vorace nuove prospettive si cui posarsi.
Ma c'è un'altra tappa che mi attende in questa giornata di
viaggio tra i castelli della Loira ed è lo spettacolo Son et Lumière tra le
vie di Amboise.
Mentre
mi dirigo con l’auto verso la nuova meta ripenso alla cattedrale di Chartres e
alla strana sensazione che ha accompagnato la mia visita. Il fascino quasi
esoterico che esercita questo spettacolare edificio pare si debba alle particolari tecniche costruttive conosciute dai templari di cui rimangono evidenti i segni nel ripetersi di elementi geometrici
e matematici che rimandano a loro volta a culture lontane e a riti iniziatici.
Mi
lascio assorbire dai pensieri mentre attraverso paesaggi armoniosi attraversati
da corsi d’acqua e dolci vigneti
e mi sembra di essere dentro ad un gigantesco
affresco dipinto con le immagini e i colori rubati ai miei sogni.
Ma in fondo mi dico, sono nella valle della
Loira, la zona più vasta della Francia iscritta tra i Patrimoni mondiali
dell'Unesco come «paesaggio culturale ».
Il
paesaggio qui è tutto. Non semplice cornice ma quadro d’autore fatto di pietre,
acqua, giardini e monumenti, borghi e
città, natura selvaggia plasmata dalla volontà, dall' ambizione e dai grandi ideali dell’uomo.
In
questa regione densa di storia, arte e cultura, gli spettacoli di suoni e di
luci rappresentano non solo una grande attrazione turistica ma una forma sofisticata
e altamente tecnologica di esaltazione della bellezza.
E’
già buio quando finalmente mi immergo in questo viaggio nel tempo tra le vie di
Amboise. Cammino seguendo i profili dei castelli, dei palazzi, delle
fontane e dei giardini che si accendono e si animano con luci, suoni ed effetti
speciali trasportandomi in una dimensione parallela, sospesa tra sogno e poesia.
Ogni edificio si racconta ed ogni racconto dischiude una porta a nuove immagini e suggestioni. Mi sento dentro
un libro animato le cui pagine non sono fatte di carta ma di architettura in
movimento. E così scorrono in
sequenza scene di corte, banchetti festosi, danze raffinate, gesta eroiche e
soavi parole di grandi poeti. E poi ancora Jeanne D'Arc, Leonardo Da Vinci,
Carlo VIII. Sono in un gigantesco caleidoscopio che ammalia e stordisce.
E
non so più se è già sogno o ancora realtà, se è ora di addormentarmi o di
destarmi dal sonno. Ma questo poco importa. Oggi è stato un bel giorno e un bel
sogno. Le dicotomie si perdono così come i confini tra materia e spirito dando
vita ad una osmosi perfetta. Oggi, dopo queste ripetute sollecitazioni mentali e sensoriali, sento di aver compreso appieno ciò che Shakespeare ha saputo sintetizzare mirabilmente in una frase “Siamo
fatti della stessa sostanza dei sogni”.