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martedì 26 novembre 2013

Il peso dell'anima nella battaglia dei sessi




Ora che anche la scienza riconosce l'anima assegnandole perfino un peso specifico (i noti 21 grammi misurati da Duncan MacDougall), sorprende quanto poco spazio le venga riservato oggi in questa Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Tutti analizzano il fenomeno dei femminicidi guardando alle statistiche sugli stupri, sulle violenze domestiche, sulle molestie nei luoghi di lavoro, sugli omicidi a sfondo passionale. Hanno importanza certo, ma c'è un "prima" che viene poco esplorato. Sono le ferite dell'anima e la diversa capacità di farvi fronte.
Sui media si parla quasi esclusivamente di cronaca, di violenza e solo a margine, incidentalmente, dei traumi dell'anima.
Eppure le ferite emozionali esistono e non hanno sesso, sono legate a rifiuto, abbandono,  tradimento, umiliazione, ingiustizia, indifferenza.
Ogni ferita, paura, abuso fisico o psicologico causa dei meccanismi di difesa che in psichiatria vengono chiamati 'dissociazioni' dell'anima. Di fatto, restiamo vivi ma subiamo una perdita di energia vitale che ci rende più vulnerabili, più esposti, più dipendenti da altre persone. 
Siamo tutti fragili, ma invece di riconoscerci in una comune fragilità, aumentiamo le fratture e gli stereotipi fra i sessi.
Se vogliamo davvero cambiare le cose e contrastare alle radici questo fenomeno credo sia opportuno allargare il campo visivo a molteplici prospettive portando il dibattito sul piano antropologico, pedagogico, letterario, andando oltre la psicologia delle differenze di genere.
Io nel mio piccolo, con le mie impronte mi rivolgo a tutti, oltre ogni stereotipo.

Ecco un manifesto contro i "luoghi comuni"  cui idealmente aderisco...




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